ESTATE: CONVIVERE CON IL NOSTRO CORPO
di Anna Merolle –
Come affrontare il timore di scoprirsi. –
È estate. Canottiere con pantaloncini e costumi da bagno ci tolgono un po’ di strati sulla pelle. L’estate apre un sipario difficile sulla convivenza con il proprio corpo. Subentrano la non accettazione di sé, l’ansia del giudizio altrui e certi stereotipi sociali.
Per chi già lotta con un’immagine del corpo non proprio piacente, la stagione estiva lo rende più critico con se stesso. È come subire l’attacco interiore di un sergente: gira nel campo, insegue, grida i suoi soldati ed è pronto a sottolineare ogni difetto.
Si comincia a dubitare se accettare o meno inviti per feste in spiaggia e a bordo piscina per il timore d’indossare un costume da bagno davanti a un folto gruppo di persone. In questa stagione si spende molto più tempo alla ricerca di un abito che può valorizzare. Con più facilità si abbandona l’idea di poter indossare l’abito estivo che colpisce in vetrina perché non ha le maniche giuste per coprire le braccia.
In procinto dell’estate, la convivenza con il nostro corpo può divenire un’ossessione e a questo si aggiunge anche la manipolazione dei messaggi pubblicitari. Ci invadono e rendono ancor più insicuri. Alcuni ricerche ritengono che il passaggio pubblicitario d’immagini di corpi irrealisticamente magri sia spudoratamente voluto al fine di suscitare in chi li guarda, uomini e donne, un desiderio d’irraggiungibilità. L’intento è di stimolare un uso spasmodico del prodotto pubblicitario. In questa rete del ragno non c’è solo il sesso femminile con i suoi miti e ossessioni di bellezza ma anche il genere maschile. Oggi il mito della mascolinità, fenomeno in crescita, è causa di vergogna per il proprio corpo.
Vediamo come cambiare tale copione.
Essere brutto e poco attraente è un timore che angoscia più di quanto si possa immaginare e nella mia attività clinica mi confronto molto spesso con questa paura. Ci fa sentire inutili e inadeguati. Essere brutto diviene, ancor più per i ragazzi, sinonimo di poca amabilità. Amplifica la paura del rifiuto ed essere respinti ha un valore più alto rispetto ai momenti in cui siamo realmente desiderati.
Alla magrezza viene associata la bellezza, il successo e l’amabilità. Il problema è che noi appiccichiamo alla fisicità una serie di difetti caratteriali. Ad esempio, è come se al sovrappeso associassimo un ‘idea automatica di pigrizia, di non sensualità, di umore lunatico, di trasandatezza e goffaggine, e cosi via . Aderendo a questa convinzione non facciamo altro che boicottare il nostro potenziale e un primo passo è quello di separare il come ci si guarda dal come esistiamo nel mondo.
Ho sempre associato la magrezza alla bellezza, al successo e alla popolarità. In poco tempo, da ragazza liceale, fragile e insicura, ho imparato a costruire la mia forza mangiando e vomitando. Il controllo sul cibo che assumevo e il continuo dimagrimento, facevano aumentare in maniera esponenziale la mia autostima.
Claudia, tratto dal Il filo di Anna. Tanti nodi, una sola storia. Trasformare il disagio interiore in una voce amica di Anna Merolle (Intermedia edizioni)
Dalle parole di Claudia si evince come all’apparire venga attribuito un valore sull’intero essere.
Questo accade quando l’autostima ha una base molto ristretta. Quando l’autostima, ossia la concezione che abbiamo di noi stessi nel complesso, si concentra solo su un aspetto, ossia il corpo fisico, siamo più vulnerabili e in piena ritirata sociale e affettiva. Una sorta di sindrome di Bridge Jones, laddove la non dignità di essere amata da un partner dipende dall’aspetto fisico. Una base così ristretta dell’autostima diviene pericolosa poiché può favorire una visione distorta della nostra immagine corporea. Per immagine corporea si intende la percezione che noi abbiamo di noi stessi anche in riferimento a come gli altri ci percepiscono. Segue un andamento fluttuante in linea con i cambiamenti dell’umore, dell’esperienze personali e del contesto sociale.
Una sua distorsione può dare luogo all’ossessione della dieta e del peso della bilancia fino a forme patologiche di disordine alimentare: il digiuno, le abbuffate incontrollate, il vomito indotto, integratori dietetici e lassativi.
Oggi Photoshop è divenuto il migliore amico per postare foto e superare il timore di non essere belli abbastanza.
Un primo passo è quello di ampliare la base della propria autostima e puntare su più cose che possono riguardarci. Sia abilità e talenti ma anche qualità umane. Maggiori sono l’esperienze che compiamo nella vita e più rendiamo la concentrazione sul proprio corpo un puntino su una linea.
Soltanto quando si decide di prendersi cura della propria anima attraverso l’ombra di ciò che è doloroso per noi che possiamo cambiare il registro della nostra vita. Immaginiamo di trattare parti di noi come dei piccoli cuccioli da crescere e la sola messa in atto di consapevolezze e di comportamenti può riattivare l’amore e la vitalità soppresse da tanto dolore, rabbia e paura. Per cominciare a piacersi bisogna conoscere il proprio corpo a partire dai segnali che emana, fisici ed emotivi. Poter utilizzare esercizi espressivi con il corpo è sicuramente una via che ci consente di mettere un primo mattoncino a questo intimo amore con se stessi. Ci viene in aiuto anche la disciplina psicologica della Programmazione neurolinguistica ( PNL) idonea per acquisire consapevolezza dei propri processi interni e utilizzare al meglio le risorse personali. In più con la tecnica dell’ipnosi si aggiunge un rapporto tra inconscio e conscio.
I presupposti per convivere bene con il proprio corpo devono essere presenti già dalla pubertà e i genitori in questo possono svolgere un lavoro di coach molto importante.
Gli adolescenti difficilmente parlano dei propri disagi sull’immagine corporea e sui timori fisici. Porre attenzione ad alcuni segnali diviene fondamentale: bugie e scuse ben articolate e convincenti sul perché non vogliono uscire da casa; spesso rifiutano nuove esperienze che coinvolgono il corpo; uniscono al cibo sentimenti di colpa e vergogna.
Insegnare a rispettare il proprio corpo è essenziale. Ci viene insegnato che il corpo si guarda anziché sentirlo.
Inoltre è importante essere positivi. Mai fare osservazioni critiche circa il corpo dei propri figli. Spesso si spinge il figlio verso un modello di perfezione utile a gestire il proprio senso d’inadeguatezza. Per cui teniamo presente che se il proprio figlio adolescente ha problemi con il peso, lui ne è a conoscenza. I commenti non potranno che buttarlo giù e rinforzare posizioni malsane.
Valorizzare altre qualità che esulano dall’aspetto fisico può rivelarsi un buon espediente. Incoraggiare passioni e talenti, ma non solo: musica, sport, arte e volontariato.
Fare della salute un buon precetto di famiglia. È importante che lui sappia che una sana alimentazione e l’attività fisica non sono solo per la perdita di peso ma vitali per la salute di oggi e domani.
Rendere un figlio speciale per il proprio bisogno produrrà in lui un’idea molto alta di perfezionismo. Il suo criterio di discernimento delle esperienze passerà attraverso il filtro della perfezione e coinvolgerà pure l’estetica. Quindi bisogna fare molta attenzione a questa dinamica visto che ancor più viviamo in una società impregnata d’immagine.
Imparare a vivere bene con il proprio corpo sembra essere più una rincorsa che un processo, eppure non bisogna mai smettere di lottare: piccole acquisizioni di elementi fondamentali sommati saranno lo zoccolo della persona a cui si mira.
Lasciamo all’estate altri disagi: le zanzare e i tormentoni musicali!
Buone vacanze a tutti.
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